Nell’avvicinarci allo studio delle novità introdotte dai dispositivi mobili, non possiamo prescindere da un approccio interdisciplinare, che consideri le loro implicazioni a livello sociologico e psicologico
Che i dispositivi mobile fossero presenti nel territorio italiano in misura superiore agli stessi abitanti lo si sapeva già da un pezzo: le più recenti stime parlano di oltre 80 milioni di esemplari attivi, tra cellulari, computer, tablet e navigatori satellitari. Allo studio del fenomeno si è interessata pure l’antropologia, a dimostrazione del fatto che quella a cui stiamo assistendo non rappresenta una semplice tendenza passeggera, ma un reale e profondo cambiamento nel nostro approccio alla vita e alle sue molteplici manifestazioni, con conseguenze, dunque, non solo a livello di prestazioni, ma anche di relazioni sociali. Genevieve Bell(antropologa e direttrice dell’Interaction and Experience Research Group degli Intel Labs) – analizzando lo scenario attuale relativo a 17 Paesi dell'area EMEA, compreso il nostro, per conto di Intel e in collaborazione con Redshift Research – ha evidenziato come ben il 40% degli italiani dichiari di non spostarsi mai senza portare con sé almeno due dispositivi tecnologici mobili e il numero sale addirittura a tre o più dispositivi per una persona su cinque. Il 93% del campione considera irrinunciabile il cellulare personale, il 31% il portatile, il 15%, a pari merito, il navigatore satellitare e il cellulare di lavoro, l’11% il netbook e il 4% il giovane tablet.
Il 90% degli italiani considera il proprio comportamento nei confronti dei dispositivi mobili tra il buono e, addirittura, l’eccellente, mentre nessuno lo definisce come migliorabile; ciononostante pare che solo un italiano su cinque adotti un comportamento corretto in tal senso e, sempre uno su cinque, giudica negativamente la condotta dei propri connazionali. Certamente risultiamo una delle popolazioni più autocritiche (più severi di noi solo romeni, cechi ed egiziani), ma il dato è comunque significativo: ad esser considerato il comportamento più scorretto al telefono è, per il 77%, l’atto di leggere e scrivere messaggi mentre si è al volante, seguito dal parlare ad alta voce in pubblico (73%), dall’utilizzo di suonerie invadenti (58%), dal distrarsi con una telfonata (55%) o con la lettura o la risposta ad un messaggio (44%) mentre si sta parlando con qualcuno. Chi è senza peccato scagli la prima pietra, suggerirebbe a questo punto la saggia cultura popolare, dato che, superando le lodevoli intenzioni e scendendo dalla cattedra del giudizio, gli italiani adottano in larga parte comportamenti sconvenienti: uno su tre è solito scrivere messaggi alla guida e uno su due lo fa in compagnia di altri nel bel mezzo di una conversazione, il 50% usa i dispositivi mobili in camera da letto e in compagnia del partner.
Il mobile viene visto da un italiano su due come uno status symbol, tanto che quasi la maggioranza, il 46%, auspica la creazione di una sorta di codice comportamentale, una “etichetta mobile”. La mancanza di educazione mobile arriva ad occupare il secondo posto tra i comportamenti scorretti in pubblico, appena sotto alle dita nel naso e al mordicchiarsi le unghie, ma sopra le parolacce pronunciate ad alta voce e sopra il fumare addosso a chi non fuma: siamo di fronte ad una vera rivoluzione sociale.
L’80% rinuncerebbe per una settimana a caramelle, caffè, the e cioccolato per il proprio dispositivo mobile preferito, il 4% addirittura alla doccia o al partner. I telefonini non vengono mai spenti, il 31% della popolazione controlla il proprio dispositivo solo dopo esser arrivato a lavoro, ma ben il 28% lo fa già nel corso della colazione, il 15% ancor prima di scendere dal letto (soprattutto tra le donne: il 71% sbircia prima di uscire di casa, contro il 67% degli uomini) e il 13% sui mezzi pubblici andando in ufficio.
Il mobile costituisce un canale preferenziale per la fruizione dei social network, che il 68% degli italiani controlla almeno una volta al giorno, anche se un italiano su dieci è passato al controllo ogni ora; si condannano a tal proposito l’utilizzo di identità altrui (63%), la condivisione eccessiva di informazioni online, spesso eccessivamente private (53%), l'inserimento di "tag" sulle proprie foto senza averne chiesto il consenso (52%), l’essere geolocalizzati da servizi e siti web (49%), gli errori grammaticali e di sintassi (35%), le richieste di contatto
Il mobile viene visto da un italiano su due come uno status symbol, tanto che quasi la maggioranza, il 46%, auspica la creazione di una sorta di codice comportamentale, una “etichetta mobile”. La mancanza di educazione mobile arriva ad occupare il secondo posto tra i comportamenti scorretti in pubblico, appena sotto alle dita nel naso e al mordicchiarsi le unghie, ma sopra le parolacce pronunciate ad alta voce e sopra il fumare addosso a chi non fuma: siamo di fronte ad una vera rivoluzione sociale.
L’80% rinuncerebbe per una settimana a caramelle, caffè, the e cioccolato per il proprio dispositivo mobile preferito, il 4% addirittura alla doccia o al partner. I telefonini non vengono mai spenti, il 31% della popolazione controlla il proprio dispositivo solo dopo esser arrivato a lavoro, ma ben il 28% lo fa già nel corso della colazione, il 15% ancor prima di scendere dal letto (soprattutto tra le donne: il 71% sbircia prima di uscire di casa, contro il 67% degli uomini) e il 13% sui mezzi pubblici andando in ufficio.

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